mercoledì 6 aprile 2016

L’ennesimo tema scolastico sulla tecnologia o la realtà?


Spendiamo minuti, ore, giorni davanti ad un cellulare, tra un'immagine di Instagram e una bacheca Facebook, passando per le chat di Whatsapp e gli infiniti gruppi con diecimila messaggi da leggere, con i vocali che ti fan perdere solo tempo e immagini viste e straviste.
Viviamo con uno schermo costantemente sotto i nostri occhi e dobbiamo essere sempre reperibili, dobbiamo essere sempre informati, dobbiamo rispondere sempre subito, dobbiamo mostrare le nostre giornate e come siamo bravi, quanto siamo belli, quanto abbiamo fatto oggi. Aspettiamo come dei cani di essere accarezzati mentalmente dal suono di una notifica che poi si rivela l’ennesimo invito ad un gioco a cui non ti iscriverai, o l’email pubblicitaria di un qualche prodotto cinese che no, non acquisterai.
Da essere uno svago, un passatempo, un modo per uccidere la noia, adesso ci ruba il tempo necessario a cose più importanti e ci ritroviamo a scorrere messaggi al posto di studiare. Modifichiamo le nostre abitudini e ci portiamo un caricatore sempre dietro, modifichiamo i nostri desideri e ci ritroviamo in piedi al freddo fuori ad un locale in cui non prende, solo per saziarci con cinque minuti di 3G. Dovrebbe essere un modo per mettere in contatto persone e socializzare, ma si finisce per isolarci dal mondo reale preferendo un messaggio a un'uscita, o preferendo la compagnia delle scritte alle persone intorno con cui si è usciti. Dovrebbe essere utile per apprendere cose nuove, ma si sa: troppe informazioni = zero informazioni.
E questa è la quotidianità dell'esserci assuefatti a un mezzo che ci ha rubato il semplice piacere del fissare il cielo con gli occhi, del pensare in solitudine diverse ore senza alcuna notifica, del gestire la solitudine senza vederla come un abominio e dell'infinito piacere dell'annoiarsi lontani dall'inutile freneticità.

lunedì 15 settembre 2014

Cavie e condizionamento.

"People with no morals often considered themselves more free, but mostly they lacked the ability to feel or to love."
-- C. Bukowski

Ora che ho smesso di fumare i miei polmoni sorridono e il mio cervello esplode!
Ma oggi uno sfogo contro il mondo ci sta tutto. Voglio la vita, e superati gli esami la riavrò in mano. Mia e solo mia, non guadagnerò la libertà, ma qualcosa che si avvicina.
Le persone, comunque, saran sempre le stesse sempre. A qualunque età. Sempre gli stessi modelli: il traditore, l'ingenuo, il furbo, l'arrampicatore, il generoso, etc.
Tutto un tratto sembra quasi di conoscere già tutti.
Non dipende da noi fin quando non lo desideriamo, e non dipende dai genitori più di quanto noi non vorremmo desiderarlo. Dipende principalmente dalla società, che insiste in questo periodo a plasmarci ancora di più, e mi basterà citare l'esempio di quanti ragazzi si sentono gay sin dal liceo. C'è un bombardamento mediatico, c'è l'installazione del dubbio nelle menti delle persone da parte della società. La domanda non è sei etero o gay. La domanda è:

sabato 13 settembre 2014

Un istante prima del sorriso.

L'abbaglio del cash freca più di una botta di coca. Il sogno dei soldi ti imprigiona e ti schiavizza fino a renderti dipendente e assuefatto all'idea di dover vivere per accumulare e accumulare.

Accumula e accumula.

Ma dove ce ne andiamo adesso? Siamo fatti di sogni che non ci fanno dormire, e ci rigiriamo nella nostra insonnia. Dolce ansia e dolci paranoie affogano tutto. Soffochi.


Ma infondo oggi sono felice, anche se nostalgico. Sono davvero felice perché...

martedì 9 settembre 2014

AllucinogenaMente 2.0 - Start!

Si ricomincia a scrivere dopo un lungo periodo di pausa, con una nuova veste grafica chiara e tantissime nuove idee da trascrivere e lanciare qua e la!
Il layout del blog è rinnovato, e si mostra quindi ora più intuitivo e completo.
Pronti a leggere?


lunedì 8 settembre 2014

Volontà.

Fatti impossessare dai colori, mi son sempre consigliato. E mi sono ascoltato.
Ci son due modi di passare il proprio tempo: facendo quello che gli altri si aspettino tu faccia, e facendo ciò che vuoi fare. La differenza tra le due azioni a volte è abissale, ed è da ciò che puoi distinguere le persone. Ognuno ha la sua coscienza (influenzata infondo da quella collettiva, comunemente chiamata società), ognuno ha la sua vita (influenzata infondo dallo stereotipo di vita banale ma tranquilla, sempre derivante dalla società), ognuno ha.. Non ci diciamo stronzate, è evidente una buona parte delle persone non ha idea di cosa sia avere o farsi una vita, è solo il frutto del volere di qualcun altro o della società in genere. E quindi ciò che resta è solo scegliere tra CocaCola e Pepsi, manca ogni barlume di libertà, se non una falsa e illusoria. E quindi no, ognuno ha la solita banale e comune vita, tranne alcuni.
Coloro che scelgono cosa vogliono fare.
Avendo noi un tempo limitato di vita, se passassimo anche solo 4 giorni a settimana a fare ciò che non vogliamo fare, passeremmo in realtà più della metà dei nostri giorni restanti a sprecare la nostra vita, invece di regalare gesti di eroica volontà.
E allora NO! Fatti impossessare dai colori e creati come vuoi.
Non aver paura, non sei mai solo.


giovedì 4 settembre 2014

Ritorno, riscatto.

Quante cose cambiano in un anno.
Note su note incise su fogli sparsi e cellulari, accumulando foglietti in cui perdersi nella solitudine.
Mentre sono impegnato a guardare l'orario e a preoccuparmi per i progetti, tutta una vita si svolge in contemporanea senza che io me ne accorga, una vita che non mi aspetta nonostante io sia così impegnato, così frenetico, troppo ostinato ad illudermi che gli innumerevoli impegni siano la realtà.
Ma la realtà ti facilita le cose e prima o poi ti dimostra che ciò che ignori ti segue, e non serve scappare.
Un anno di una melodia che gira e gira scorre nelle mie orecchie e mi accarezza l'ugola, come per farmela cantare. E sono felice. Ora che tutto è musica, e tutto gira in modo armonioso, sento quasi una completezza estrema che sfocia in un sorriso.
Non ho dormito, ho ascoltato.
Non ho ignorato, ho osservato.
E ora son qui, con questo sorriso e questa forza nelle braccia.

Andrà tutto bene.

giovedì 29 agosto 2013

Tempo dell'Eden.

Te lo ripetono in ogni dove, quando fa comodo, a seconda delle circostanze. Siamo tutti uguali, non esiste uno perfetto più di un altro. Siamo tutti diversi, ed ognuno è perfetto a modo suo, la perfezione è vaghissima, non esiste. Ti sussurrano in modo sibile menzogne in ogni dove, affinchè quello che senti dentro risulti la parte non vera, e la menzogna l'unica legittima. La verità è una sola, ed è quella scritta come uno spartito con il tempo scandito dal cuore.
Dicono che la perfezione non esista e finisci quasi per crederci, fin quando non la riconosci.

Mi addentro nei boschi con il fiato di chi, abitudinario, il rischio lo concepisce solo in funzione dei telefilm d'azione. I medesimi nei quali impressionabilmente le controfigure rendono immortali gli attori in realtà oziosi. Passo dopo passo, le scarpe sfornate bianco acceso dalle multinazionali in Thailandia si tramutano in stivali marrone spento, in una trasfigurazione degna di un Houdini: la polvere si alza addensandosi intorno ai bordi di gomma, ripetendo come un mantra il suono dei solitari passi dal ritmo perpetuo.
Penso all'odio che provo verso le persone che utilizzano la parola 'esplosione' riferendosi a un qualcosa di tranquillo, senza averne mai incarnato la parola, senza essere mai esplosi. Anche senza mai aver fabbricato, in casa, una bomba artigianale, fermo restando che questa è un'altra storia. Parole vuote dal senso intrinsecamente e spiritualmente aulico in mano a soldatini di ceramica fresca posti al sole: flaccidi che tentano di indurirsi. Ma un esplosione non è altro che energia, Jouls che si librano nell'atmosfera causando la polverizzazione istantanea di ogni grigiore, portando all'assurdo in vita i colori. Non buio, non vuoto, non violenza, ma Arte.


Il sonno è un dono del quale l'uomo sottovaluta il pregio prolungandolo. Più penso a quanto voglio fare, e più penso a quanto poco devo dormire. Non è un peso tutto ciò, ho imparato a concepire la vita nell'azione, portando il pensiero al 'meno dormi, più allunghi la vita: quella vissuta'. Un toccasana.
Avvicino l'orologio da polso all'orecchio e seguo il ticchettio irrequieto. Il cinturino marrone gli dona un fascino vintage, che misto alle meccaniche argentate crea il contrasto perfetto. Classe insomma.
I pensieri vengono di nuovo riassorbiti nel ticchettio, che col passare dei secondi scanditi aumenta di intensità fino ad essere un rombante insieme di tuoni che comprimono la realtà.
In gabbia, decido di liberarmi del tempo e di ciò che relativamente lo circonda, prima di soffermarmi al pensiero che Chronos è intangibile e permea ogni atomo. Ogni singola cosa, dal distributore automatico alla centrale atomica, ogni computer, ogni rete telefonica, ogni semaforo. Tutto basato su temporizzazioni. Ogni routine sociale, ogni lavoro, ogni appuntamento.


 Tempo. Standard. Protocollo.
Senza vie di fuga, in un annichilimento collettivo, la vera rivoluzione è distruggere il tempo.
Distruggi ogni orologio e distruggerai la società, liberata dalle catene della natura verso l'ascesa all'Eden.