giovedì 6 dicembre 2012

...play.

Riprendo una pagina vuota.
L'universo delle mie emozioni è in un'altra dimensione che non riesco a percepire e che nel frattempo è influenzato dal mondo illusorio che mi circonda. Scrivo e mi accorgo di non esistere davvero, se non nei miei stessi pensieri. Sono l'immaginazione di me stesso.
Vivrei di inizi, ecco. Di prime volte, di prime scelte. Mi ciberei dei "primi giorni di.." .
Sarebbe stupendo ma non esiste, e il futuro spesso mi turba. Mi congela le vene e me le frantuma come specchi di cristallo sul marmo. Il futuro! Beffardo e furbo, invisibile.
Ma il futuro è il mio pensiero ora, e passo una briciola preziosa di presente per investigarlo. I suoi mille scenari coi contorni fiabeschi e, a tratti, pungenti. Devo aver saltato il paragrafo -inutilità- quando ho accettato di nascere. Che sciocco, avrò pensato che si riferisse ad una parte trascurabile, da non leggere. Stronzate. Si riferiva alle serate accartocciabili lanciate nel cestino con maestria, da un bullo alato. Ai pomeriggi strani di nullafacenza e apatia stagnante, quella che non è che ti culla, ti strangola.
Ma affannoso e piacevole, il delirio allora! È frenesia e gioioso spasmo reale della vita, il vero pizzico di follia che stringe allo stomaco implorandoti di agire, saltare, gridare. Quando se non ora? Aspetto domani? Oh, no, immenso sarà pure il tempo indefinito, ma di una cosa sono certo: posso manipolare solo questo attimo del quale, se lo ripenso, mi accorgo che è già passato. E allora eccomi steso con le meningi pulsanti a chiedermi ciò che non scriverò qua. Solo, come spesso mi ritroverò ancora ad essere, a cercare di rendere bella quest'esistenza per permettermi guardando dietro quando sarà finita, di poter affermare di avere vissuto per un perché.