mercoledì 22 agosto 2012

Nessuno.

Mi sale il vuoto a ondate e non c'è modo per sfogarsi. Non c'è qualcuno a cui poterne parlare, non c'è una pagina su cui scrivere, non c'è una canzone da suonare. Il vuoto non si può descrivere perchè non c'è, e la presenza del vuoto non fa che svuotare ancora di più la pancia.
Una sigaretta, due. Il sapore della cartina permea la lingua lasciandola un po' secca, ma il tempo di tornare di nuovo nella bocca e subito ritorna pronta. Un accendino con la fiamma che riscalda la sua stessa punta, rovente come questa calda giornata che ispira morte.

I.
Tiro, butto fuori. Il fumo esce denso e bianco, sento quasi l'anima che se ne va con lui. La morte non dovrebbe essere gelida? Dovrebbe essere fredda, "fredda come la morte", nera, tetra. Eppure oggi la vedo calda e bianca, come il colore del sole. Ogni raggio che mi percorre penetra nella pelle, bruciandola e lasciandola arida come i campi incolti uccisi dall'uomo.
Sorrido al pensiero che questo sia un altro giorno, un altro piccolo passo verso la fine che non conosce il vento.

Direzione futuro, senza senso, senza meta, fuori o dentro?
Ognuno le sue scelte, la convinzione soggettiva.
Ci ingabbiamo, perchè?
Hai paura, con me: in due siamo più soli.
Io resto a guardare, ad agire pensaci tu.
Ora che lascio i dogmi per terra e rigiro le mie fantasie
Qui e ora.
Non guardarmi sono affogato nel vuoto, mi vedo senza più un perchè.
Incrociando la luce nella pioggia ecco stelle fittizie.
Si spengono nel silenzio come fuochi di paglia.
Cosa resta? Lacrime di sabbia, cenere di fantasia?
A dividerci il vento...

II.
Tolgo gli occhiali e metto le lenti a contatto. Una piccola variazione chissà quante scelte puo' modificare nel mondo, come quando si dice che il battito di una farfalla crea un uragano dall'altro lato del mondo. Che teoria stupenda, stupida, ma stupenda. Una parola cambia il colore del fuoco e un sogno la mia intera vita.
Ho capito che la maggior parte delle volte che provo a programmare qualcosa non va come penso che debba andare, eppure resta quell'alone di positività che mi ha sempre caratterizzato. Se non mi aspetto niente non resto deluso, ma sperare riscalda le braccia quando fa freddo e quel tanto basta a non farmi smettere. E sono ancora convinto che il pensiero trasforma la realtà, essendo nostra creazione. Amo quel calore che ti prende, ti solleva e ti porta a danzare con gli angeli.

domenica 19 agosto 2012

Soffice bianco.

Quando il foglio è bianco a volte va lasciato vuoto, e riempirsi le viscere prima di poterle svuotare.
Dare tempo e spazio a sè stessi, stendersi, respirare e niente. Non sognare, non pensare. Lì morire per degli istanti, isolati da tutto, da tutto quello che cerca di stimolarci nonostante il nostro voltargli le spalle, da tutto il superfluo.
Quanto lontani bisogna essere dagli occhi della gente, dai gomiti alti di chi non cerca, dalle gambe di chi non sa più correre? Coprire gli occhi con un velo trasparente lungo tutta la testa, che stringe le orecchie facendoci sentire nient'altro che tranquilla finzione.

Insensibilità, apatia.

Due parole che iniziano con una negazione. Non sensibilità, non emotivo.
Rifiuto, negativo, passivo, sputo, fumo, sguardo, pioggia, freddo, no. Calma. Una culla che ti priva.

E una mano con un pennello scende, ti colora il vuoto mentre dormi e ti da un quadro. Tra gli occhi e l'occhio della fantasia, una macchia di tanti colori, un caleidoscopio di luci, laser verdi intravisti in un fumo denso e dolce. Lì l'angelo pittore bussa e sussurra svegliati. Il foglio bianco va tutto riempito, il vuoto va colmato.

Sale l'affosso senza motivo, è questione di equilibrio, un po' si è su e un po' si è giu. Una battaglia tra i vari demoni dentro di me, le passioni, i desideri, che finisce a volte con un ciao.
Ciao, mi stendo. Ciao, non fate troppo rumore in testa. Ciao, torno appena avete finito.
E tra il potenziale e l'azione si alza un muro, il "potrei, vorrei", spesso piu' alto del muro di una prigione, piu' liscio di un castello di vetro, piu' fragile di una casa di paglia.

Stop. Cadi muro. Adesso. Lasciami libero velo. Non esisti e non sei mai esistito. Ti ho inventato io e ti sei stretto intorno solo perchè mi hai illuso con le carezze alla coscienza, col suono candido del "non importa, è fuori dal tuo corpo, non puoi controllarlo".
Ma dove si va adesso? Dove sei felicità? Quando mi avvolgi e poi mi lasci solo, quando mi accompagni e poi scappi...
Cosa sei davvero? Sei un vizio, o sei un'illusione. Un cammino, o sei perfezione.
Non lo so...
Ti aspetto ancora, ogni volta che cala il buio. Quando anche le cose che hanno forma smettono di averne. Vienimi incontro...