venerdì 31 maggio 2013

Parte il treno.

Di chi ti ricordi per sorridere, quando le giornate stanche si impregnano di conati di vomito giallastro?
Disgusto è quello che voglio provocare, non per altro, ma lasciando sparsi qua e la indizi voglio confondere e selezionare.

In modo tale che non ci sarà finzione nello show
Tu vedi che funziona anche se è un metodo che appesantisce
Ma nulla di questo sai che più mi stupisce

Nuvole e bandiere da contorno a questi giri intorno intorno, e le rime vengono a tratti come quando sbatti contro un muro, ti fermi e poi lì tratti. Non lo faccio apposta, so solo che è molto alta la posta: la mia insoddisfazione a fine giornata, questa parte qua poi l'ho confezionata.
Certo, andava scritto in versi ma cosa importa, se hai tempo per tapparti un orecchio e leggerla sopra i suoi battiti, tanto meglio.
Puoi mangiare quanto vuoi ma il vuoto resta, anche se ti riempi di stupidi impegni o se accarezzi costantemente l'ego. Quello che sei lo riconosci quando dormi, quello che sei lo leggi nei tuoi occhi di fronte allo specchio, ma lo deformi. Tant'è che non riconosci. Quindi sommando, non sappiam chi siamo nè chi vogliamo essere, abbiamo a malapena una vaga idea di quello che siamo stati: niente male, è già un primo passo per ammettere che siamo sommersi di dubbi fino all'ugola, ed è per questo che sputiamo succhi gastrici ad ogni "ciao". 
Ok, ora che le mani hanno un sentore a metà tra il tabacco e lo jagermeister sbavato lungo il mento, mi sento più in tinta col devasto ch'è intorno. Sono in tinta con le pareti, che seppur vecchie, vengono ripittate ogni tot. La gente odia vedere cose vecchie, si sente vecchia essa stessa. Così cerca di portare tutto all'origine, fin quando non si stanca, e si accore finalmente di esserlo diventata davvero.

Tic, toc, tic, toc. Ogni "no" detto oggi non ti torna indietro, neanche se lo chiami Pietro, resta tutto in una teca di vetro scuro posto al tuo ultimo istante. 
Tic, toc, tic, toc. Sole, pioggia, luna, vento. Ma aspetti ancora il tempo, sezioni frasi e ascolti basi di chi ignori anche la stasi. Qualche parabola strana la si può adattare ad ogni situazione, come il detto "Il cieco guarda bene".
Tic, toc, tic, toc. Ehi vecchio, attento alla strada, chi fugge non rallenta, chi fugge di poco s'accontenta. Chi fugge aspetta la notte violenta.

Piego la ruota e striscio sull'asfalto, non importa quant'è alto il salto, m'aiuta a prendere piede con il battito del nucleo terrestre. Si, insomma, giù di faccia a terra a sentire gli elettroni che gareggiano intorno ai protoni troppo filantropi per potersi staccare da sè. Legati dalla chimica, amore algoritmico che rafferma la sostanza: il dinamismo a scatti che ti esplode in una stanza. 
Stessi termini ripetuti fino alla nausea, collasso su di un prato con nei pugni il nulla: un sorriso acceso che brama di evolversi in risata.