mercoledì 6 aprile 2016

L’ennesimo tema scolastico sulla tecnologia o la realtà?


Spendiamo minuti, ore, giorni davanti ad un cellulare, tra un'immagine di Instagram e una bacheca Facebook, passando per le chat di Whatsapp e gli infiniti gruppi con diecimila messaggi da leggere, con i vocali che ti fan perdere solo tempo e immagini viste e straviste.
Viviamo con uno schermo costantemente sotto i nostri occhi e dobbiamo essere sempre reperibili, dobbiamo essere sempre informati, dobbiamo rispondere sempre subito, dobbiamo mostrare le nostre giornate e come siamo bravi, quanto siamo belli, quanto abbiamo fatto oggi. Aspettiamo come dei cani di essere accarezzati mentalmente dal suono di una notifica che poi si rivela l’ennesimo invito ad un gioco a cui non ti iscriverai, o l’email pubblicitaria di un qualche prodotto cinese che no, non acquisterai.
Da essere uno svago, un passatempo, un modo per uccidere la noia, adesso ci ruba il tempo necessario a cose più importanti e ci ritroviamo a scorrere messaggi al posto di studiare. Modifichiamo le nostre abitudini e ci portiamo un caricatore sempre dietro, modifichiamo i nostri desideri e ci ritroviamo in piedi al freddo fuori ad un locale in cui non prende, solo per saziarci con cinque minuti di 3G. Dovrebbe essere un modo per mettere in contatto persone e socializzare, ma si finisce per isolarci dal mondo reale preferendo un messaggio a un'uscita, o preferendo la compagnia delle scritte alle persone intorno con cui si è usciti. Dovrebbe essere utile per apprendere cose nuove, ma si sa: troppe informazioni = zero informazioni.
E questa è la quotidianità dell'esserci assuefatti a un mezzo che ci ha rubato il semplice piacere del fissare il cielo con gli occhi, del pensare in solitudine diverse ore senza alcuna notifica, del gestire la solitudine senza vederla come un abominio e dell'infinito piacere dell'annoiarsi lontani dall'inutile freneticità.

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